Orto Botanico di Cagliari
- Viale Sant'Ignazio da Laconi 11 - 09123 Cagliari
tel: +39 0706753512 (Ingresso Orto Botanico); +39 0706753517 (Direzione HBK); +39 6756678 (Segreteria amministrativa); +39 0706753540 (Responsabile tecnico); +39 0706756520 (Museo Botanico e Visite Guidate); +39 0706753806 (Banca del Germoplasma della Sardegna BG-SAR).
Email: Per richiedere informazioni generali hbk@unica.it; per prenotazione visite guidate e laboratori didattici ortobotanico@unica.it; per la Banca del Germoplasma della Sardegna contattare bg-sar@unica.it - RESPONSABILI Prof. Annalena Cogoni
- ORARI L’Orto Botanico è aperto tutto l’anno con i seguenti orari:
APRILE-OTTOBRE (ORA LEGALE)
Dal martedì alla domenica h. 9:00-18:00
lunedì: chiuso
Visite guidate su prenotazione (min. 10 persone) festivi e feriali (lunedì incluso)
NOVEMBRE-MARZO (ORA SOLARE)
Dal martedì alla domenica h. 9:00-14:00
lunedì: chiuso
Visite guidate su prenotazione (min. 10 persone) festivi e feriali (lunedì incluso)
- INGRESSO
TARIFFE
Ingresso 4 € (intero) 2 € (ridotto)
Ingresso + visita guidata Orto 6 € (intero) 3 € (ridotto)
Ingresso + visita guidata Orto e Museo 8 € (intero) 4 € (ridotto)
Ingresso + visita guidata Orto, Museo e Banca Germoplasma 10€ (intero) 5€ (ridotto)
ABBONAMENTI: Mensile 20 € (intero) 10 € (ridotto) Annuale 60€ (intero) 30€ (ridotto) Famiglia mensile (max. 5 persone) 40€ Famiglia annuale (max. 5 persone) 120€
TESSERE: Sostenitore 400 € (intero) 200 € (ridotto) una tantum Amico dell’Orto 200 € (intero) 100 € (ridotto) una tantum
INGRESSO GRATUITO: 1. Bambini sino a 6 anni non compiuti;
2. Docenti accompagnatori degli studenti in visita guidata;
3. Studenti Università di Cagliari in regola con il pagamento delle tasse;
4. Personale tecnico-amministrativo e docente dell’Ateneo per le esigenze didattiche e di ricerca svolte nel sito;
5. Persone diversamente abili e accompagnatori (max. 1 per persona).
I ragazzi in età scolare, da 6 a 18 anni, hanno diritto alla riduzione su tutte le tipologie di biglietti, abbonamenti e tessere.
Si considera Sostenitore colui che in maniera volontaria contribuisce a sostenere l’Orto Botanico con una quota una tantum, avendo come diritto la possibilità di accesso illimitato alla struttura.
Si considera Amico dell’Orto colui che in maniera volontaria contribuisce alle attività dell’Orto Botanico e lo sostiene con una quota una tantum, avendo come diritto la possibilità di accesso illimitato alla struttura. Gli abbonamenti e le tessere non daranno diritto alla visita guidata delle strutture presenti all’interno di HBK. bambini sino a 6 anni e adulti oltre i 65 anni. Portatori di handicap ed accompagnatore, docenti accompagnatori degli studenti in visita guidata. - BOOKSHOP non presente
- SUPERFICIE Circa 51.000 mq
- VISITE GUIDATE Si effettuano visite guidate per le scolaresche, gruppi ed associazioni tutto l’anno previa prenotazione. Per prenotare le visite guidate telefonare allo 0706753540 / 0706753512 / 0706756520 o scrivere all'indirizzo email ortobotanico@unica.it
All'indirizzo seguente è possibile scaricare la guida dell'Orto Botanico di Cagliari in formato .pdf
http://lnx.ondeweb.net/ccb2/uploaded/1/07afbd94ab7ee3f75bbcd7fd776ff643___138-GUIDA_DELL'ORTO_BOTANICO_DI_CAGLIARI_(2009).pdf - INDEX SEMINUM http://www.ortobotanicoitalia.it/files/sardegna/ortobotanicocagliari_indexseminum.pdf
News
- IV Summer School di Dottorato (Seui, 17-21 Giugno 2013)26 aprile 2013
- Summer School di dottorato 25-28 settembre a Bono (SS)18 luglio 2012
CENNI STORICI
A Cagliari il primo tentativo di realizzare un Orto Botanico risale agli anni compresi tra il 1761 e il 1763, ad opera del Prof. M.A. Plazza, chirurgo e botanico. La località prescelta era “Su Campu de su Re” (il campo del Re), tra le porte di Villanova e del Gesù, presso il Campo di Marte, nell’attuale quartiere Villanova, in un luogo che successivamente ha mantenuto a lungo la denominazione di “Sa Butanica” (la botanica). La realizzazione di questo primo progetto, per il quale venne utilizzata la mano d’opera dei forzati del bagno penale di S. Bartolomeo, fu interrotta nel 1763 a causa delle spese sino a quel momento sostenute, ritenute eccessive dal governo, ed infine abbandonata in seguito a un’ispezione che ritenne il terreno “sabbioso, incapace di ogni prodotto, assolutamente inetto allo scopo”. Solo nel 1820 venne individuato nella valle di Palabanda un nuovo terreno, sul quale successivamente fu realizzato l’attuale Orto Botanico. Nel secolo XVI il terreno di Palabanda fu donato al celebre medico Porcell da Filippo II in riconoscenza dei servigi prestati in Spagna. In seguito divenne proprietà dell’Ordine dei Gesuiti che lo adibirono probabilmente a colture orticole e a giardino. Quando l’Ordine fu allontanato dal Regno di Sardegna (1778) la proprietà venne incamerata nel Reale Patrimonio. Dieci anni dopo Stefano Barberis ottenne la concessione per impiantarvi un vivaio di gelsi comprendente anche uno stabilimento per l’allevamento dei bachi da seta che proseguì la sua attività sino al 1793 quando il Barberis, essendo di Brá (Cuneo), dovette abbandonarlo per la cacciata dei piemontesi dall’isola. Alcuni anni dopo, in seguito al fallimento del gelseto, la proprietà passò all’Avv. Salvatore Cadeddu, che vi impiantò tre ettari di vigneto e utilizzò il caseggiato allora esistente come casa rustica. Fu in questa casa, della quale attualmente non rimane traccia, che fu organizzata e scoperta la congiura di Palabanda (ottobre 1812), mirante a rovesciare il trono di Vittorio Emanuele I. L’Avv. Cadeddu, ritenuto uno dei promotori della congiura, fu catturato ed impiccato nella vicina Piazza d’Armi. La zona, divenuta malfamata, fu abbandonata e adibita a discarica pubblica. Nel 1851 l’Università trattò l’acquisto del terreno su interessamento del Prof. Meloni Baille che nel 1858 ne avviò la destinazione a Orto Botanico. Il progetto fu affidato all’Architetto Gaetano Cima nel 1853 e l’approvazione ministeriale giunse nel 1863. I lavori di sterro iniziarono nel 1864 sotto la guida del fondatore, Prof. Patrizio Gennari, coadiuvato da Giovanni Battista Canepa, già giardiniere presso l’Orto Botanico di Genova. L’inaugurazione avvenne il 15 novembre del 1866, con un discorso Prof. Patrizio Gennari, sulla Storia Naturale in Sardegna per il ventennio 1846–1866 nell’Aula Magna dell’Università. La competenza e la dovizia del fondatore, cui toccava operare tra grandi difficoltà quali la scarsa disponibilità di acqua (quella disponibile era per giunta leggermente salmastra), fu premiata dopo pochi anni dai risultati ottenuti. Già nel 1874, GENNARI pubblicò la prima “Guida dell’Orto Botanico della Regia Università di Cagliari” dove riportò i precedenti storici, le varie peripezie per la fondazione, la gestione e la dislocazione delle numerose piante presenti e provenienti da tutti i continenti. L’indirizzo che il fondatore e i primi capo-giardinieri vollero imprimere all’Orto fu quello di “orto–modello” in particolare per l’acclimatazione delle piante esotiche tropicali attraverso la realizzazione di un arboreto. Nonostante le difficoltà ai primi del ‘900 il disegno del fondatore era stato raggiunto: “Un orto modello destinato a svolgere presso noi l’industria orticola, uno stabilimento dei meglio disposti per ragione di clima a grandi esperienze di acclimatazione e un vero vivaio degli Orti Botanici del continente” (CAVARA, 1900). Sempre il Prof. Cavara nel 1900, quando era direttore dell’Orto Botanico, scriveva: “Benché sorto per ultimo, l’Orto Botanico di Cagliari, può vantare di essere diventato uno dei più importanti d’Italia”. I prosecutori dell’opera di Gennari furono i Professori Lovisato (1893–1898), Cavara (1899-1900), Belli, (1901–1908) e Nicotra (1910–1914), i quali contribuirono a far conoscere anche in campo internazionale l’Orto cagliaritano, grazie soprattutto al notevole incremento di specie provenienti da altri continenti. Dal 1915 al 1920 fu direttore il Prof. Falqui, al quale seguirono il Prof. Gola (1920-1921) e poi nuovamente Falqui (1921-1924), che fece venire da Palermo il capo giardiniere Leonardo Bonsignore, valido collaboratore anche dei successivi direttori. Dal 1924 al 1925 fu direttore il Prof. Negri al quale seguirono la Prof.ssa Mameli-Calvino (1925–1929), madre dello scrittore Italo Calvino, e il Prof. Renato Pampanini (1930–1943). In quest’ultimo periodo l’Orto Botanico di Cagliari conobbe una stagione di gloria, la parte pianeggiante dell’impianto oramai completamente realizzata poté essere finalmente aperta al pubblico, le piante erano cresciute e l’impostazione generale potè ritenersi conclusa. Durante la seconda guerra mondiale l’Orto fu sede di un battaglione di cavalleria ed ebbe a subire numerosi danni al suo patrimonio vegetale a causa dei bombardamenti che colpirono Cagliari. Fortunatamente la biblioteca e l’erbario erano stati trasferiti a Ghilarza (OR) in una chiesa sconsacrata. Nel 1945 venne a Cagliari il Prof. Martinoli che per 10 anni guidò come direttore l’Orto. In mezzo a tanto sfascio non si perse d’animo e subito dette inizio alla ricostruzione. Fu realizzata la sopraelevazione dell’Istituto, la scalinata in cemento oggi pavimentata in cotto (dal 1984), che congiunge gli edifici didattici e scientifici all’Orto Botanico, alcuni locali indispensabili per il personale e per la raccolta dei semi, una serra in muratura, oggi completamente ricostruita, che porta appunto il nome di “Serra Martinoli”. Sempre in questo periodo la biblioteca venne arricchita della miscellanea Pampanini comprendente circa 12.000 lavori botanici raccolti in 428 volumi e vennero inoltre messe le basi per una nuova riorganizzazione dell’Herbarium CAG, che si arricchì in esemplari della Flora italiana, esotica e soprattutto sarda. Durante le direzioni D’Amato (1956-1959) e Meletti (1959–1965) furono completati gli edifici e realizzati i campi sperimentali per le ricerche genetiche. L’Orto si arricchì di nuove strutture grazie a numerose iniziative. Intanto però nuovi problemi si manifestarono non solo nel nostro Orto, ma in tutti gli Orti Botanici italiani: l’Italia, culla di queste istituzioni, scopre di essere l’ultima della classe per il loro stato generale di abbandono e per carenza numerica e qualitativa di personale. Una raccolta di articoli scritti dai direttori di queste istituzioni italiane nel 1965 (BOLLI et al.) rappresenta una rassegna esaustiva del loro stato e delle problematiche che anche allora dovevano affrontare. L’intento dell’opera era quello di sensibilizzare a questo proposito le forze politiche e sociali del Paese. In seguito a numerose iniziative in tal senso, nel 1970 una legge dello Stato sancì la messa a concorso di nuovi posti da giardiniere per gli Orti Botanici. Anche quello di Cagliari ne beneficiò e si poterono assumere negli anni successivi 8 nuovi giardinieri di ruolo. Questo evento, in apparenza banale, è stato vitale nel promuovere una parziale rinascita degli Orti Botanici italiani, che rimangono, nella maggior parte dei casi, “storici”, piccoli e rinchiusi tra le mura delle città. Con il trasferimento a Pisa del Prof. Meletti l’Orto Botanico di Cagliari attraversò un periodo di disagio. Il Prof. Manlio Chiappini, chiamato per incarico ad assumere la Direzione nel 1965, si trovò ben presto in difficoltà per la mancanza di mezzi, di personale e di sistemi razionali di irrigazione. Lo stesso Prof. CHIAPPINI (1966), in occasione dell’escursione della Società Botanica Italiana, lamentava il dramma che tali carenze stavano determinando nell’Orto pur esaltando i benefici che i rapporti col Comune di Cagliari stavano procurando in cambio dell’apertura al pubblico. Con i pochi mezzi a disposizione dell’Università cercò comunque di incrementare l’attività vivaistica, quella relativa alle collezioni degli endemismi e quella degli scambi di semi con gli altri Orti finalizzati anche a continuare “l’introduzione e la sperimentazione di centinaia di piante tropicali e subtropicali basandosi sulla esperienza della resistenza alle gelate degli anni 1901, 1929-30 e 1956 che furono particolarmente dannose per molte specie” (CHIAPPINI, 1967). Ma le strutture e le buone intenzioni senza adeguati mezzi finanziari e personale insufficiente non possono che rischiare un irreversivile degrado. Fortunatamente ai primi degli anni ottanta si è avuto l’intervento del Consiglio di Amministrazione dell’Università e del Rettore Prof. Duilio Casula, che in circa tre anni, oltre che ad assicurare una dotazione annuale per l’Orto Botanico, ha assegnato contributi straordinari per l’erbario e finanziato il rifacimento di alcune strutture che nel tempo erano diventate fatiscenti. È del 1982 il rifacimento dei locali dei giardinieri, dell’officina, della casa del custode e la costruzione e messa in opera di un cancello in ferro battuto identico a quello dell’ingresso dell’Istituto, oltre al rinnovo delle attrezzature e l’acquisto di macchine da lavoro. Nel 1983 furono rifatti gli esterni dell’edificio dell’Istituto, la scalinata di collegamento con l’Orto, e avviato un piano di salvaguardia per gli esemplari presenti in unico o in pochi esemplari. È inoltre dello stesso anno, dopo circa dieci anni di silenzio, la pubblicazione dell’Index Seminum, che evidenziò con la povertà di specie presenti, il dramma che l’Orto Botanico di Cagliari soffriva per la mancanza di personale e l’assenza di capo giardinieri della levatura di Giovanni Battista Canepa, Ananio Pirotta e Leonardo Bonsignore. Infatti, anche se l’ultimo capo giardiniere, Giuseppe Saddi, diede una sua impronta all’Orto Botanico di Cagliari con la sua forte personalità e con l’autonomia che si era conquistata dopo la partenza del Prof. Meletti, è nostro pensiero che la vera figura del capo giardiniere mancò all’Orto Botanico di Cagliari con l’andata in pensione di Leonardo Bonsignore e che i grandi interventi nell’Orto vennero a mancare in tutti gli anni settanta. Per comprendere l’importanza della figura del Capo Giardiniere e del Curatore nell’assicurare la necessaria continuità delle collezioni e della loro gestione all’interno di un Orto Botanico, si può osservare come l’Orto di Cagliari ha avuto, dalla sua fondazione sino ad oggi, 20 diversi Prefetti ma solamente 4 Capo Giardinieri e 1 Curatore. Questi ultimi hanno ricoperto questo arco di tempo quasi interamente. La ripresa dell’Orto Botanico di Cagliari iniziò con la chiamata del Prof. Giancarlo Avena vincitore del concorso per la cattedra di Fitogeografia dell’Università di Cagliari (1986-1989). Il Prof. Avena iniziò il suo lavoro realizzando la carta planimetrica dell’Orto con l’aiuto di uno studio tecnico (P. Giarrizzo e A. Pirola) e di tutto il personale grazie al quale si riuscì a mappare le piante presenti. È la prima mappa dell’Orto Botanico di Palabanda dopo quella del fondatore, Patrizio Gennari, redatta 120 anni prima. Il Prof. Avena avviò anche un censimento delle strutture e della loro posizione per il quale chiamò gli architetti Leschiutta e Ronconi dell’Università di Roma La Sapienza. I due professionisti si misero subito al lavoro e individuarono le strutture importanti da realizzare, proponendo per ognuna un progetto di fattibilità accompagnato da plastici in cartone. I progetti finirono nei cassetti dell’amministrazione nel 1989 quando il Prof. Avena venne trasferito all’Università di Roma La Sapienza. L’Orto passò nelle mani dei giardinieri per giunta senza la guida di un Capo Giardiniere, essendo Saddi andato in pensione, e con un curatore che non era in grado di assolvere ai suoi compiti istituzionali. Senza guida dal 1989 al 1993 l’Orto Botanico passò un periodo di disagio aggravato anche da non adeguati finanziamenti. Tra la metà degli anni ’90 e il 2005 l’Orto ha vissuto una stagione di rinnovamento, durante la quale numerose strutture sono state aggiunte, restaurate, rifatte ex novo o rese agibili, grazie anche alla collaborazione con gli architetti Leschiutta e Roncoroni che ne hanno curato in parte la progettazione: – Orto dei semplici (1996); – Serra Martinoli (1997); – Cupola e ingresso della Grotta Gennari (1998); – Fontana Pampanini (1998); – Cava romana (1996); – Serra d’Amato (2002); – Centro Conservazione Biodiversità (2003); – Roccaglie della Biodiversità (2004); – Museo Botanico (2008).
STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE
L’Orto Botanico di Cagliari, la cui superficie è di circa 5 ha, occupa la porzione inferiore della Valle di Palabanda, il cui fondo si allarga dalla porzione più elevata, maggiormente acclive e accidentata, che ospita le Roccaglie della Biodiversità, sino all’ingresso situato nella parte più bassa, presso il quale si trova il settore delle Gymnospermae.
Il giardino sorge su un’area archeologica compresa tra l’Anfiteatro Romano, l’Orto dei Cappuccini (nel quale vi è una cava utilizzata per la costruzione dell’Anfiteatro, in seguito utilizzata come carcere e infine come cisterna) e la cosiddetta Villa di Tigellio, un’area archeologica che presenta i resti di alcune domus romane e di un coevo edificio termale. L’Orto ospita tre cisterne a bottiglia di epoca romana in buono stato di conservazione, di cui una visitabile, alcune vasche di probabile origine romana e un pozzo quasi certamente più recente. Il giardino confina con l’Anfiteatro Romano lungo il lato di nord-est nella parte alta della valle, con il Dipartimento universitario di Economia e Commercio a nord, con il Viale S. Ignazio da Laconi lungo i lati nord e ovest e con l’Ospedale Civile lungo il lato est e sud-est.
L’area, di forma allungata approssimabile a un trapezio scaleno, ha una lunghezza di circa 300 m x 150 m di larghezza. La pianta dell’Orto ricalca prevalentemente quella originale dell’Architetto Gaetano Cima, che si conosce grazie a un disegno del primo capo giardiniere Giovanni Battista Canepa. Le tracce del progetto originale sono maggiormente evidenti nel fondo della valle, dove è iniziata la realizzazione del giardino, caratterizzato per una serie di aiuole geometriche (scuola botanica) disposte in modo simmetrico rispetto a un viale centrale rettilineo. Questo si sviluppa dall’ingresso sino alla fontana del piazzale centrale e da questo prosegue sino a una vasca occupata da un maestoso esemplare di Taxodium distichum cui fanno seguito la Fontana Pampanini e il pozzo. Dopo il piazzale centrale sul versante posto a sinistra del viale è possibile osservare il settore delle specie succulente, mentre a destra vi sono il “bosco mediterraneo” e “l’Orto dei Semplici. Dal fondovalle presso l’Orto dei Semplici si può raggiungere la parte più alta in quota del giardino, dove si trovano gli edifici della Sezione Botanica del Dipartimento di Scienze della vita e dell’Ambiente, tramite una scalinata che ha sostituito negli anni ’80 del XX secolo la doppia rampa originale.
Oltre alle principali collezioni di seguito citate, nell’Orto vi sono numerosi esemplari arborei notevoli. Questi sono i più vetusti del giardino perché piantati durante la sua fase costitutiva, quando lo scopo era quello di creare uno stabilimento per l’acclimatazione di specie esotiche, soprattutto tropicali, al fine di stimolare lo sviluppo dell’attività vivaistica e con l’intento di ricreare un arboreto tropicale. In particolare, oltre al Taxodium distichum, si segnalano esemplari notevoli di Phytolacca dioica, Dracaena draco, Ficus macrophylla subsp. columnaris, Brachychiton acerifolius, Maclura pomifera, Tipuana tipu, Washingtonia robusta, Ceratonia siliqua e, soprattutto, un maestoso esemplare di Euphorbia canariensisosservabile presso il muro di confine con l’Anfiteatro.
Nell’Orto sono presenti alcune serre dedicate alle collezioni, delle quali due per le specie succulente (Serra Martinoli e Serra Syrbe) e una recente serra tropicale. Meritano di essere ricordate anche la Grotta Gennari, la Vasca a trifoglio, la Cava romana e il Centro Conservazione Biodiversità (CCB) posti sul lato sinistro dell’Orto; la Passeggiata sopraelevata, la Banca del Germoplasma della Sardegna (BG-SAR) ed il Museo Botanico (MBK) sul lato destro.
LE PRINCIPALI COLLEZIONI
Storicamente la collezione è sempre stata localizzata nei quadri posti all’ingresso dell’Orto sul lato destro, così come concepito da Gennari costituivano la parte iniziale della “Scuola Botanica”.
La collezione è stata nel tempo rinnovata ed ampliata con nuove acquisizioni, a seguire si specificano le specie più rappresentative: Araucaria heterophylla, A. bidwilli, Cycas circinalis, C. revoluta C. rumphii, Cupressus semprervirens, Dioon edule, D. spinulosum, Encephalartos altensteini, Ephedra fragilis, E. nebrodensis, Ginkgo biloba, Juniperus oxycedrus ssp. oxycedrus, Juniperus phoenicea ssp. turbinata, Metasequaoia glyptostroboides, Pinus canariensis, P. halepensis, P. pinea, Podocarpus neriifolius, P. elongatus, Sequoiadendron giganteum, Taxodium distichum, Taxus baccata, Thuja orientalis, Wollemia nobilis, Zamia furfuracea.
Arecaceae
La gran parte delle specie sono concentrate in un’area dell’Orto denominata “Palmeto” dove si è cercato di ricostruire l’habitat di un’oasi utilizzando il ricircolo dell’acqua proveniente dalla Vasca Trifoglio. Le specie di maggior interesse sono:Archontophoenix cunninghamiana, Chamaerops humilis, Howea forsteriana, Washingtonia robusta, Chamaedorea metallica, C. ernesti-augusti, C. oblongata, Phoenix canariensis, P. dactylifera, Sabal palmetto, Strelitzia alba.
Piante succulente
Viene definito “Deserto” il settore dell’Orto Botanico destinato all’esposizione delle specie succulente all’aperto. Nello stesso si possono distinguere due sottosettori, quello delle piante di origine africana e quello relativo alla flora neotropicale. Oltre a questi settori si evidenzia la presenza di due serre fredde (Serra Syrbe e Serra Martinoli) dedicate alle succulente. A seguire si specificano alcune delle specie presenti: Agave ferox, A. stricta, A. americana, Echinocactus grusonii, Echinocereus triglochidiatus, Espostoa lanata, Euphorbia. canariensis, E. candelabrum, E. caput-medusae, E. coerulescens, E. grandidens, E. pseudocactus, E. stenoclada, E. tirucalli, E. triangularis, E. xylophylloides, Ferocactus robustus, Kalanchoe beharensis, Kedrostis africana, Lithops sp. pl., Nolina longifolia, Opuntia ficus-indica, O. leptocaulis, O. maxima, O. tunicata, Yucca aloifolia, Y. elephantipes, Y. filifera.
Orto dei Semplici
E’ uno dei settori di più recente creazione (1996) dell’Orto Botanico di Cagliari. E’ stato concepito per ospitare le piante officinali (i semplici) più utilizzate nella tradizione popolare e quelle che la moderna scienza erboristica considera più efficaci. In considerazione del fatto che molte delle piante officinali sono anche aromatiche, il settore è stato sin dall’inizio concepito per essere fruibili da ipovedenti e non vedenti e attrezzato a questo scopo con pannelli esplicativi in caratteri Braille e corrimano attorno ad alcune aiuole. Il settore, il cui disegno geometrico si ispira a quello degli antichi orti dei semplici, è suddiviso in sottosettori che corrispondono alle funzioni medicinali di utilizzo più corrente dei taxa. Tra le numerose specie presenti ricordiamo: Arbutus unedo, Borago officinalis, Calendula officinalis, Cassia alexandrina, Catha edulis, Chelidonium majus, Chrysanthemum cinerariifolium, Cinnamonum camphora, Conium maculatum, Crataegus monogyna, Digitalis purpurea var. gyspergerae, Glycyrrhiza glabra, Melia azedarach, Papaver somniferum, Ricinus communis, Ruta chalepensis, Sambucus nigra, Satureja thymbra, Taxus baccata, Valeriana officinalis.
Specie mediterranee (roccaglie della biodiversità, esposizione delle geofite, bosco mediterraneo)
Esposizione delle geofite
Settore di recente allestimento (2009) posto in prossimità delle roccaglie della biodiversità. Ospita una collezione in vaso di circa 200 esemplari relativi alle principali geofite del Mediterraneo. A titolo esemplificativo vengono riportate alcune delle specie più salienti: Allium sp. pl., Androcymbium rechingeri, Arum pictum, Bellevalia brebipedicellata, Bellevalia sitiaca, Biarum arundanum, Brimeura fastigiata, Charybdis undulata, Colchicum rechingeri, Crocus minimus, Crocus sieberi, Cyclamen hederifolium, Helicodiceros muscivorus, Leucojum aestivum, Loncomelos pyrenaicus, Moraea sisyrinchium, Muscari neglectum, Narcissus papyraceus, N. supramontanus, N. tazetta, Ophrys speculum, Ornithogalum arabicum, O. gr. umbellatum, O. sessiliflorum, Pancratium maritimum, Prospero obtusifolia, Ranunculus ficaria, Scilla peruviana, Simethis mattiazzi, Triglochin laxiflorum.
Bosco mediterraneo
In questo settore si trovano alcune delle specie tipiche della vegetazione boschiva mediterranea. In particolare sono presenti specie arbustive di ambienti di macchia e specie arboree caratteristiche delle leccete. Tra le specie presenti ricordiamo: Acer monspessulanum, Ampelodesmos mauritanicus, Anagyris foetida, Asparagus acutifolis, Buxus balearica, Ceratonia siliqua, Chamaerops humilis, Fraxinus ornus, Juniperus phoenicea subsp. turbinata, Laurus nobilis, Lycium europaeum, Medicago arborea, Nerium oleander, Olea europaea, Phillyrea angustifolia, Phillyrea latifolia, Pinus halepensis, Pistacia lentiscus, Quercus calliprinos, Quercus dalechampii, Quercus ilex, Rhamnus alaternus, Ruscus aculeatus, Smilax aspera, Taxus baccata, Vitis sylvestris.
Macchia mediterranea
In questa piccola area situata all’imboccatura della cisterna romana sono presenti specie mediterranee eliofile e termofile caratteristiche della macchia mediterranea della Sardegna. Tra le speice di maggior rilievo ricordiamo: Anthyllis barba-jovis, Arbutus unedo, Asparagus acutifolius, Brassica insularis, Buxus balearica, Euphorbia pithyusa subsp. pithyusa, Genista sardoa, Juniperus oxycedrus subsp. oxycedrus, Myrtus communis subsp. communis, M. communis subsp. tarentina, Pinus halepensis, Polygonum scoparium, Rhamnus alaternus, Rosmarinus officinalis, Santolina insularis, Sarcopoterium spinosum, Satureja thymbra, Teucrium flavum subsp. glaucum, Teucrium marum, Thymbra capitata.
Roccaglie della Biodiversità
Le roccaglie sono degli allestimenti con lo scopo di ricreare in un Giardino o in un Orto Botanico le condizioni nelle quali si trovano in natura le piante che vivono in ambienti rupicoli o comunque in suoli ricchi di scheletro. Le roccaglie della biodiversità, inaugurate nella primavera del 2004, sono la più recente installazione dell’Orto Botanico di Cagliari, nella quale vengono conservate ex situ ed esposte specie endemiche, rare, e/o minacciate dei sistemi insulari del Mediterraneo occidentale ed in particolare della Sardegna. La loro organizzazione risponde, pertanto, a finalità di tipo didattico e di studio di esemplari appartenenti a specie e generi critici dal punto di vista tassonomico. Quando possibile, inoltre, vi vengono raccolti i semi delle piante che si intende conservare e/o scambiare con altre istituzioni scientifiche tramite Index Seminum. Allo scopo di rappresentare la varietà dei substrati litologici presenti in Sardegna, le roccaglie sono state realizzate utilizzando tre tipi differenti di pietra. Vi sono quindi i settori granitico, calcareo e metamorfico. L’utilizzo di questi differenti materiali non risponde solo allo scopo di inserire le piante in una cornice che ricordi l’ambiente originario, ma è anche un’esigenza pratica legata alla presenza di specie calcifughe che non tollererebbero il substrato dell’Orto Botanico, costituito da calcari miocenici. Per questo motivo il pH del terriccio dei settori granitico e metamorfico viene periodicamente tamponato mediante l’impiego di torba e chelati di ferro. Ogni settore è a sua volta suddiviso in una serie di aiuole, ognuna delle quali realizzata secondo criteri di carattere biogeografico, tassonomico o ecologico, che costituiscono un “tema”. Tali criteri mirano a mettere in evidenza rispettivamente la peculiarità nella distribuzione di taxa e a rappresentare le entità più significative di un territorio, sono pensati per consentire un confronto immediato tra taxa affini, appartenenti ad un medesimo gruppo, genere, o sui quali sono in corso studi tassonomici, o evidenziano i contingenti di taxa caratteristici di alcuni habitat della Sardegna. È possibile che la stessa specie sia presente all’interno delle roccaglie in settori differenti, questo accade perché vi sono specie che vivono su più substrati; nel posizionarle si è tenuto conto prioritariamente dell’ambiente dal quale sono state prelevate, oltre che dei criteri su esposti.
Attualmente nelle roccaglie della biodiversità sono presenti circa 150 taxa, a seguire si evidenziano le più rappresentative:Allium parciflorum, Alyssum tavolarae, Ambrosinia bassii, Anagallis monelli, Anchusa formosa, Anemone coronaria, Anemone palmata, Anthyllis barba-jovis, Arum italicum subsp. italicum, A. pictum, Asphodelus fistulosus, Asteriscus maritimus, Astragalus maritimus, A. terracianoi, A. verrucosus, Barbarea rupicola, Bellium crassifolium, B. crassifolium var. canescens, Biarum dispar, Bituminaria morisiana, Brassica insularis, Brassica insularis, Bryonia marmorata, Buxus balearica, Calystegia soldanella, Carex microcarpa, Centaurea horrida, Centranthus trinervis, Cephalaria mediterranea, Charybdis maritima, C. pancration, Cheilanthes guanchica, Cneorum tricoccon, Colchicum autunnale, Crocus minimus, Cyclamen hederifolium, C. repandum subsp. repandum, Daucus gingidium subsp. fontanesi, D. gingidium subsp. mauritanicus, Dianthus morisianus, D. mossanus, Dorycnium pentaphyllum, Echium anchusoides, Ephedra major, Erodium corsicum, Euphorbia cupanii, E. pithyusa subsp. pithyusa, E. spinosa subsp. spinosa, Ferula arrigonii, Galium glaucophyllum, Genista corsica, G. sardoa, G. valsecchiae, Globularia alypum, Helichrysum saxatile subsp. morisianum, H. saxatile subsp. saxatile, Helicodiceros muscivorus, Helleborus lividus subsp. corsicus, Hyoseris taurina, Iberis integerrima, Iris planifolia, Lactuca longidentata, Lavatera maritima, Limonium carisae, L. carisae, L. cornusianum, L. dubium, L. merxmuelleri, L. sulcitanum, L. tigulianum, L. nymphaeum, Loncomolos narbonense, Melissa officinalis subsp. altissima, Mercurialis corsica, Morisia monanthos, Narcissus serotinus, Pancratium maritimum, Petasites fragans, Phyllitis scolopendrium subsp. scolopendrium, Polygonum scoparium, Ptilostemon casabonae, Rhamnus persicifolia, Ribes sandalioticum, R. sardoum, Rouya polygama, Rumex suffocatus, Santolina insularis, Sarcopoterium spinosum, Satureja thymbra, Scilla obtusifolia subsp. obtusifolia, Scorzonera callosa, Scrophularia canina subsp. bicolor, Sesleria insularis subsp. barbaricina, Sesleria insularis subsp. insularis, Sesleria insularis subsp. morisiana, Silene succulenta subsp. corsica, Soleirolia soleirolii, Stachys glutinosa, Teline monspessulana, Teucrium capitatum subsp. capitatum, Teucrium massiliense, Teucrium polium subsp. polium, Thymelaea hirsuta, Thymus herba-barona.
ATTIVITÀ E PROGETTI
Attualmente l’Orto Botanico è una struttura autonoma e costituisce un Centro Servizi di Ateneo denominato HBK, acronimo che richiama il primo nome che fu attribuito alla struttura: Hortus Botanicus Karalitanus. HBK è costituito anche da un Museo Botanico (MBK) e da una specifica struttura per la conservazione ex situ del germoplasma, denominata Banca del Germoplasma della Sardegna (BG-SAR). La banca si occupa della raccolta e conservazione a lungo periodo delle unità tassonomiche a maggior rischio di estinzione della Sardegna e più in generale dei territori mediterranei insulari. Attualmente è riconosciuta ufficialmente dal MATTM, dalla RAS e dalla Provincia di Cagliari, partecipa alle reti europee ENSCONET e GENMEDA, oltre a quella nazionale RIBES.
Durante gli ultimi 10 anni gli sforzi ed il lavoro sviluppato dal personale di BG-SAR hanno consentito di poter arrivare a conservare oltre 3000 accessioni relative a circa 1000 unità tassonomiche. Questi dati consentono di poter confermare che attualmente viene conservato ex situ a lungo periodo circa il 90% delle specie minacciate per i territori regionali. Parallelamente sono stati attivati, di concerto con l’Amministrazione Regionale e l’Ente Foreste della Sardegna, progetti di moltiplicazione e reintroduzioni in situ per le specie maggiormente in pericolo, garantendo anche il rispetto degli obiettivi fissati dalla GSPC.
Le principali linee di ricerca del Centro Conservazione Biodiversità che vedono coinvolti il personale e le strutture della Banca sono: ecofisiologia della germinazione di piante endemiche della Sardegna; caratterizzazione morfometrica e colorimetrica del germoplasma mediante tecniche di analisi di immagine; indagini tassonomiche su gruppi critici; impatto del cambiamento climatico sulla flora mediterranea attraverso lo studio biologico-riproduttivo di specie vulnerabili; biologia riproduttiva di specie esotiche invasive; biologia riproduttiva e possibilità di utilizzo nelle opere di recupero e di risanamento ambientale di specie metallo-tolleranti autoctone; studio dell’agro-biodiversità di Vitis vinifera L. subsp. vinifera in Sardegna volto a redigere programmi di conservazione ex situ.
Attualmente la Banca partecipa a numerosi progetti di carattere regionale, nazionale ed internazionale tra i quali di seguito si riportano i più rappresentativi:
Progetto Life+ Providune (2008-2014): coinvolge 3 province (Cagliari, Caserta, Matera) e ha come obiettivo principale la protezione dei sistemi dunali costieri all’interno di 5 SIC. In particolare prevede azioni mirate di conservazione dell’habitat prioritario “Dune costiere con Juniperus spp. (2250*)” all’interno dei SIC selezionati e l’individuazione di un sistema di monitoraggio nel lungo periodo per la protezione degli habitat del geosigmataxa psammofilo e dell’erosione dei litorali.
Progetto per la Conservazione delle piante endemiche a maggior rischio d’estinzione della Sardegna (2007-20011): finanziato dall’Assessorato Tutela Ambiente – Regione Autonoma della Sardegna al Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università degli Studi di Cagliari per la conservazione in situ ed ex situ delle specie endemiche della Sardegna a maggior rischio di estinzione.
Progetto per lo studio, la conservazione e gestione di specie forestali endemiche della Sardegna di interesse conservazionistico e produttivo (2009-2014): siglato il 18 dicembre 2009 tra l’Ente Foreste della Sardegna, il Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università degli Studi di Cagliari e il Centro Nazionale di Biodiversità Forestale del Corpo Forestale dello Stato (Peri, Verona).
Progetto ECOPLANTMED (2014-2015): il progetto “Uso ecologico di piante autoctone per il ripristino ambientale e lo sviluppo sostenibile in area mediterranea” è un’iniziativa mediterranea congiunta basata sulla collaborazione tra banche del germoplasma, istituti di ricerca e centri che si occupano di gestione e conservazione della biodiversità vegetale. Il progetto mira a contribuire ad arrestare la perdita di biodiversità ed a promuovere lo sviluppo di un modello di sviluppo sostenibile nella regione mediterranea, migliorando lo stato di conservazione della flora spontanea e promuovendone l’utilizzo nei ripristini ambientali e nel settore vivaistico. ECOPLANTMED è cofinanziato dall’Unione Europea mediante il Programma ENPI CBC MED Bacino del Mediterraneo. Il progetto è stato selezionato nella seconda chiamata a presentare proposte per progetti standard, all’interno della Priorità 2 – Promozione della sostenibilità ambientale a livello di bacino, Misura 2.1 – Prevenzione e riduzione dei fattori di rischio per l’ambiente ed il miglioramento del patrimonio naturale comune.
Progetto Life+ Res Maris (2014-2018): il progetto prevede il Recupero di habitat minacciati nell’Area Marina Protetta di Capo Carbonara, Sardegna”, si pone come obiettivo la conservazione e il recupero degli ecosistemi marini e terrestri che costituiscono la spiaggia sommersa e quella emersa, in particolare gli habitat prioritari 2250* “Dune costiere con Juniperus spp.”, 2270* “Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster” e 1120* “Praterie a posidonia (Posidonion oceanicae)” della Direttiva 92/43/CEE ricompresi nel SIC ITB040020 “Isola dei Cavoli, Serpentara, Punta Molentis e Campulongu”
Progetto MAVA CareMediflora (2016-2018): acronimo di Conservation Actions for Rare and Endangered Island Mediterranean Flora. Si tratta di un progetto che vede coinvolti 8 partner delle principali isole del Mediterraneo (Baleari, Corsica, Sardegna, Sicilia, Creta e Cipro) e ha come finalità quella di conservare le specie vegetali in maggior pericolo d’estinzione nei territori insulari del Mediterraneo. HBK ha il coordinamento scientifico di questo progetto che prevede sia azioni di conservazione ex situ attraverso le banche del germoplasma, sia di conservazione in situ con azioni realizzate di concerto con le amministrazioni e gli enti pubblici a livello regionale.
Oltre ai suddetti progetti riguardanti direttamente la Banca del Germoplasma, nel corso degli ultimi anni sono stati utilizzati i finanziamenti concessi dal MIUR (Legge 6/2000 per la diffusione della cultura scientifca) per creare alcuni indispensabili strumenti divulgativi inerenti l’Orto Botanico.
Progetto “VirtualOrto” (finanziamento MIUR del 18.IV.2002 sulla base della Legge n. 6/2000), nato con l’intento principale di offrire la possibilità di effettuare una visita guidata virtuale dell’Orto Botanico di Cagliari (www.ccb-sardegna.it/virtual/virtualorto.html).
Progetto “Portale Botanico della Sardegna” (finanziamento MIUR del 10.XII.2003 sulla base della Legge n. 6/2000), nato con l’intento di coordinare i siti internet di alcune istituzioni scientifiche della Sardegna che si occupano di ricerca botanica (www.portalebotanico.it).
Progetto “Alla scoperta della Biodiversità: conoscere l’Orto Botanico, rispettare la natura e conservarla” (finanziamento MIUR del 07.XII.2006 sulla base della Legge n. 6/2000): nato con l’intento di realizzare diversi strumenti utili per la visita dell’Orto Botanico di Cagliari e la conoscenza delle tematiche relative alla biodiversità della Sardegna, tra i quali, in primo luogo, una guida alla visita dell’Orto Botanico che, dopo quella scritta dal fondatore Prof. Patrizio Gennari nel 1874, non era mai stata aggiornata.
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