Orto Botanico dell’Università di Palermo
- Via Lincoln, 2, 90123 Palermo
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Web: www.ortobotanico.unipa.it
Social: www.facebook.com/ortobotanicodipalermo - RESPONSABILI Direttore: Prof. Rosario Schicchi>; tel: +3909123891229; email: rosario.schicchi@unipa.it
Fruizione pubblica: Società Cooperativa Culture (tel. +39 091 7489995; ortobotanico.palermo@coopculture.it)
Curatore: Dott. M. Speciale (tel. 09123891232; e-mail: manlio.speciale@unipa.it)
Conservatore dell'Erbario: Dott. A. Carratello (tel. 09123891252; e-mail: alfredo.carratello@unipa.it)
Scambio semi: Sig. Giovanni Scafidi (tel. 09123891247; ortobotanico@unipa.it) - ORARI
Gli orari di apertura variano di mese in mese e sono consultabili qui www.ortobotanico.unipa.it/orari - INGRESSO
Biglietto intero 7.00 €. Le informazioni sulle riduzioni e sugli abbonamenti sono consultabili qui www.ortobotanico.unipa.it/tariffe - BOOKSHOP si
- SUPERFICIE 10 ettari circa
- VISITE GUIDATE su prenotazione
- INDEX SEMINUM si
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Cenni storici
L’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Palermo, struttura didattico-scientifica, oggi afferisce al Sistema Museale di Ateneo e rappresenta il nucleo storico attorno al quale la botanica accademica si è sviluppata a partire dal 1795, data in cui fu solennemente inaugurato. La sua origine risale al 1779, anno in cui a Palermo sorse l’Accademia di Regi Studi (corrispondente all’attuale Università) che, istituita la Cattedra di “Botanica e Materia medica”, ottenne di usufruire del vecchio baluardo di Porta Carini e di un’esigua area circostante per insediarvi un piccolo Orto dove coltivare i “semplici”, cioè le piante medicinali utili all’insegnamento. Ben presto questo primo Orto accademico si rivelò insufficiente alle necessità del tempo; così, nel 1786, si decise di trasferirlo in una sede sufficientemente ampia da consentire l’impianto di un orto concepito secondo criteri più moderni. Fu scelta un’area adiacente alla Villa Giulia, giardino pubblico da poco impiantato dal Senato palermitano, nel piano di S. Erasmo in località Vigna del Gallo. Il nuovo Orto nacque, quindi, con lo scopo di contribuire allo sviluppo delle Scienze botaniche nell’interesse soprattutto della Medicina e dell’Agricoltura e di dare ulteriore decoro alla Città.
Struttura e organizzazione
La costruzione degli edifici principali, il Gymnasium e i due corpi laterali del Tepidarium e del Calidarium, in stile neoclassico, fu iniziata nel 1789 e terminata nel 1795. Ai lavori, su progetto dell’architetto francese Léon Dufourny, attesero valenti architetti locali quali Pietro Trombetta, Domenico Marabitti e Venanzio Marvuglia. Gli elementi decorativi sono dovuti a diversi artisti: il pittore Giuseppe Velasco affrescò la volta della cupola e del tetrastilo, lo scultore Gaspare Firriolo modellò le statue raffiguranti le quattro stagioni; lo stuccatore Domenico Danè è autore dei bassorilievi che abbelliscono i prospetti del Calidarium e del Tepidarium come anche delle statue di stucco rappresentanti Dioscoride e Teofrasto poste sui pilastri dell’ingresso storico su Villa Giulia, lo scultore Vitale Puccio scolpì le due sfingi collocate all’attuale ingresso del Gymnasium e realizzò le statue poste al suo interno, tra cui quella di Carlo Linneo, eretta in onore del grande naturalista e sistematico svedese.
Nella sala centrale del Gymnasium si trova ancora la cattedra e il banco su cui il dimostratore esponeva le piante medicinali con gli ausili didattici del tempo, mentre nelle vetrine addossate alle pareti sono custodite varie raccolte storiche di semi (spermatoteca), frutti (carpoteca) e legni (xiloteca); in alto, nel tondo centrale della volta la rappresentazione della dea Flora, con il motto “miscuit utile dulci“, che sintetizza le funzioni botanico-farmaceutiche degli orti botanici. L’ala sinistra del Gymnasium era destinata ad abitazione del direttore, mentre quella destra è occupata da una biblioteca e dall’Erbario storico, nel quale si custodivano preziose collezioni di piante essiccate di varia provenienza geografica, raccolte e donate da illustri naturalisti in differenti periodi. Nel 1795, finiti i lavori di costruzione, iniziò un’attività di studi che nel corso dei due secoli successivi hanno avuto come esito anche la diffusione di un gran numero di specie esotiche subtropicali e tropicali sia a Palermo che in Sicilia e perfino in Europa e nel Mediterraneo. Nel tempo l’Orto Botanico si è ripetutamente ampliato fino a raggiungere, nel 1906, l’estensione attuale di circa 10 ettari.
Le principali collezioni
Oggi nell’Orto, tra i vari ordinamenti fitogeografici, bioecologici e tassonomici, si distinguono due settori principali, corrispondenti rispettivamente alla parte più antica, prossima al Gymnasium, in cui le specie sono disposte secondo il Sistema di Linneo, e alla parte più moderna che rispecchia invece l’ordinamento sistematico di Engler, il quale tiene conto dei rapporti filogenetici delle varie famiglie botaniche. Molte specie esotiche, di provenienza principalmente sudafricana, australiana e sudamericana, trovano ospitalità nelle collezioni in vaso poste in piena aria e in varie serre, una delle quali, il Giardino d’Inverno, fu donata dalla regina Maria Carolina di Borbone, grande sostenitrice dell’Orto. Costruita originariamente in legno e ferro, dopo un incendio fu rifatta in ghisa nella seconda metà dell’800. Poco distante dalla serra e in fondo al Viale centrale, si trova l’Aquarium, un bacino di 24 comparti ottenuti ripartendo radialmente i tre settori concentrici in 8 parti. La vasca, la cui profondità decresce verso il centro, ospita varie specie di ninfee, Victoria cruziana, varie piante palustri e il loto indiano (Nelumbo nucifera).
Attorno all’Aquarium, si sviluppa un intricato canneto di alcune specie di bambù, tra cui il raro Dendrocalamus asper e Bambusa vulgaris ‘Vittata’ e dietro, su una collinetta artificiale, emerge un notevole esemplare di Drago delle Canarie (Dracaena draco) in una libera ricostruzione di ambiente esotico subarido. Alla base della collina è ubicato uno specchio d’acqua dove prosperano il papiro egiziano (Cyperus papyrus), Iris pseudoacorus e diverse idrofite. A breve distanza, si impongono all’attenzione la pianta più alta dell’Orto, un’annosa Araucaria columnaris di circa 40 m, e la più grande, il gigantesco esemplare di Ficus macrophylla f. columnaris (F. magnolioides) con numerose e grosse radici tabulari e aeree. Un’altra parte dell’Orto, segnata da un viale di splendide palme quali Washingtonia filifera, W. robusta, Sabal minor, Livistona chinensis e Chamaerops humilis, ospitava fino a qualche anno fa un Giardino coloniale, sede di ricerche applicate che hanno consentito lo studio e l’introduzione in Italia e in Europa di varie specie di interesse economico.
Tra quest’area, il nucleo originario e il Sistema di Engler – definito “nuovo sistema” – all’estremità orientale dell’Orto, una modesta superficie ospita un boschetto mediterraneo; in continuità, si trovano ricostruzioni di aspetti caratteristici di vegetazione tropicale quali la giungla costituita da Ficus rubiginosa e il Giardino delle succulente. Accanto al boschetto si trovano un suggestivo Palmetum, in costante incremento di taxa, e il Cycadetum, di recente realizzazione, da considerare come il più rappresentativo d’Europa. Rilevanti sono le collezioni scientifiche, alcune delle quali di notevole interesse biologico e applicativo; di esse, oltre alle palme e alle cicadee, si ricordano quelle relative alle Moraceae (con gli esuberanti Ficus), Mimosacae, Rutaceae (importante è la collezione di agrumi), le succulente delle famiglie Euphorbiaceae, Aizoaceae, Asclepiadaceae, Liliaceae, Crassulaceae, Cactaceae e le espressive Aloe, che sono rappresentate da numerose specie. Tra le curiosità botaniche vanno ricordate l’albero bottiglia (Ceiba speciosa), noto anche come Falso kapok e di cui esiste un suggestivo viale, l’Albero del sapone (Sapindus mukorossi), la Falsa cannella (Pimenta acris), il Caffè (Coffea arabica), il Sicomoro (Ficus sycomorus), la Sensistiva (Mimosa spegazzinii), la Parmentiera (Crescentia alata) e inoltre la Canna da zucchero (Saccharum officinarum), la Manioca (Manihot esculenta), la Papaya (Carica papaya) e numerose piante da frutto tropicali. All’Orto Botanico di Palermo si deve l’introduzione e diffusione nei paesi del Mediterraneo del Mandarino (Citrus reticulata) e del Nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica) come anche la reintroduzione del cotone (Gossypium sp. pl.) e le prime esperienze europee su piante utili come il Ramiè (Bohemeria nivea), l’Aleurite (Aleurites moluccana), la Soia (Soja hispida) e, recentemente, anche il Sorgo zuccherino (Sorghum saccharatum), oltre che su varie piante di interesse agricolo, officinale e decorativo.
Attività e progetti
Oltre alle collezioni viventi l’Orto possiede anche consistenti raccolte di piante essiccate che si conservano nell’Herbarium Mediterraneum Panormitanum, nel quale sono confluite anche quelle storiche dell’Erbario siculo, attinenti alla flora siciliana, e dell’Erbario generale contenente campioni provenienti da territori extrasiciliani. Si tratta di una struttura in costante evoluzione destinata a raccogliere i campioni provenienti dal Bacino mediterraneo e da altre aree soggette allo stesso clima. Complessivamente essa contiene diverse decine di migliaia di exsiccata che costituiscono un cospicuo patrimonio di interesse scientifico e culturale. L’Orto botanico ha contribuito attivamente alla creazione di una ricca biblioteca con migliaia di opere molto pregiate e rare, la più antica delle quali risale al 1537. L’Orto palermitano pubblica annualmente l’Index seminum, un catalogo dei semi di piante sia spontanee della Sicilia che coltivate nell’Orto, disponibili per scambi con istituzioni scientifiche di tutti i continenti, con le quali mantiene proficui rapporti di natura scientifica e culturale. Progetti per la riorganizzazione dell’Orto e degli Erbari, miranti al miglioramento dell’attività connessa ai suoi compiti istituzionali, oltre che a una più efficace fruizione da parte dei visitatori, sono in corso di realizzazione.