Orto Botanico”Giardino dei Semplici” dell’Università di Firenze
- Via P.A. Micheli 3 - 50121 Firenze
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email: edu@sma.unifi.it - web: Sito ufficiale del Sistema Museale di Ateneo - RESPONSABILI Chiara Nepi (chiara.nepi@unifi.it)
- ORARI Aperto tutti i giorni tranne il lunedì con i seguenti orari:
Dal 1° aprile al 31 maggio: dalle ore 10,00 alle ore 18,00
Dal 1° giugno al 31 agosto: dalle ore 10,00 alle ore 19,00
Dal 1° settembre al 30 ottobre: dalle ore 10,00 alle ore 18,00
Dal 1 novembre al 31 marzo: dalle ore 10,00 alle ore 16,00
Ingressi consentiti fino a un'ora prima della chiusura - INGRESSO Ingresso a pagamento
Tariffa intera 6€
Tariffa ridotta 3€
Biglietto famiglia 13€ (1 o 2 adulti con massimo 4 bambini)
Ortocard 30€ (30 ingressi validi per un anno a partire dalla data di acquisto)
Per maggiori informazioni e agevolazioni consultare il Sito ufficiale del Sistema Museale di Ateneo
- BOOKSHOP Sì
- SUPERFICIE 23.892 mq
- VISITE GUIDATE Per tutte le richieste (scuole, gruppi e singoli) contattare i servizi educativi
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L'aggiornamento è stato curato da Giulia Torta nel mese di aprile 2023 - INDEX SEMINUM https://www.sma.unifi.it/upload/sub/pubblicazioni/delectus_seminum_2020_2021.pdf
News
- Letture dei brani di Guerra e pace all'Orto botanico di Firenze11 agosto 2022
- Orti botanici in rete per la sostenibilità23 giugno 2022
Cenni storici
Il “Giardino dei Semplici” di Firenze è il terzo Orto botanico al mondo per antichità. La sua origine risale al 1 Dicembre 1545, quando Cosimo I dei Medici prese in affitto dal prospiciente Monastero di San Domenico in Cafaggio, abitato da suore domenicane, il terreno su cui doveva sorgere l’Orto. Circa due anni prima lo stesso Cosimo aveva fondato, su consiglio di Luca Ghini, il Giardino Botanico di Pisa, il primo Orto botanico universitario.
Il “Giardino dei Semplici”, così denominato perché nato come orto di piante medicinali o “Semplici”, fu disegnato da Niccolò detto Il Tribolo. Una delle più antiche testimonianze di quello che doveva essere il primitivo volto dell’Orto Botanico risale al 1684 e si deve all’archivista Leopoldo del Migliore che descrive minuziosamente la ripartizione delle aiuole, la disposizione dei viali, la grande vasca centrale ottagonale, oggi scomparsa insieme alla maggior parte degli arredi del tempo. A tutt’oggi nell’Orto restano solo il busto in pietra di Esculapio, attribuibile ad Antonio Gino Lorenzi da Settignano (ca. 1570) e il cancello storico che reca ancora lo stemma e l’epigrafe originaria dei Medici.
I lavori inerenti la costruzione dell’Orto furono diretti da Luca Ghini, che si preoccupò anche di incrementare le nuove collezioni di piante conferendo subito alla struttura grande prestigio. Nel 1718, per volontà di Cosimo III dei Medici, l’Orto venne affidato alle cure della Società Botanica Fiorentina ed ebbe come direttore Pier Antonio Micheli, fondatore della Società stessa. Negli anni della sua direzione le collezioni di piante, non solo medicinali, si arricchirono ulteriormente rendendo l’Orto famoso in tutto il mondo per la decisa impronta di modernità. Alla morte del Micheli (1737) la direzione del Giardino passò a Giovanni Targioni Tozzetti ed in seguito (1746) a Saverio Manetti che rimase in carica fino al 1782. Al Manetti va il merito di aver per primo pubblicato un indice dei semi con lo scopo precipuo di favorirne lo scambio con gli altri Orti botanici, italiani e stranieri.
Nel 1783, in seguito alla fusione della Società Botanica Fiorentina con l’Accademia dei Georgofili, il Giardino passò alle dipendenze di quest’ultima istituzione cambiando la propria denominazione in “Orto Sperimentale Agrario dell’Accademia dei Georgofili”: la struttura interna fu semplificata e razionalizzata per far posto alle colture agrarie. Nel 1801 la direzione del Giardino passò ad Ottaviano Targioni Tozzetti, a cui successe, nel 1829, il figlio Antonio: l’Orto riacquistò l’antico nome di “Giardino dei Semplici” e venne ripresa la coltivazione di piante medicinali e delle specie di interesse scientifico.
Nel 1865 Teodoro Caruel fu incaricato della direzione, ma la nomina ufficiale arrivò solo nel 1880, anno in cui l’Orto, dopo lunghe e difficoltose trattative, venne assegnato al Regio Istituto degli Studi Superiori Pratici con il nome di “Orto Botanico dell’Istituto di Studi Superiori”. Fu Caruel a favorire la costruzione delle grandi serre ancora oggi in uso; grazie al suo continuo interessamento l’Orto non fu soppresso dall’Amministrazione che non poteva più sostenerne le spese di mantenimento.
Negli anni seguenti, grazie ai direttori Oreste Mattirolo (1897-1900) e Pasquale Baccarini (1900-1919), il Giardino dei Semplici fu riunito all’Istituto Botanico fondato da Filippo Parlatore, nel Museo di via Romana. Nel 1905 si conclusero le operazioni di trasferimento di tutte le strutture botaniche (Biblioteca, Erbario, ecc.) nei locali prospicienti il Giardino dei Semplici e si costituì così l’Istituto e Orto Botanico.
Nel secolo passato molti sono stati i direttori che si sono alternati alla guida del Giardino, tra cui Giovanni Negri (1925-1949) a cui va il merito di aver “aperto” il giardino al pubblico e Alberto Chiarugi (1949-1960) che realizzò il riassetto di una vecchia aula in disuso posta all’interno dell’Orto, alla quale assegnò la funzione di “Ostensio simplicium”.
Dal dopoguerra ad oggi le collezioni del giardino sono state notevolmente incrementate con spedizioni scientifiche svolte in Italia e all’estero e particolare attenzione è stata rivolta alla didattica mediante la realizzazione di aree espositive e pubblicazioni a carattere divulgativo sulle collezioni. Molteplici sono stati e sono tutt’ora gli eventi culturali ospitati nell’Orto e volti alla diffusione della conoscenza botanica e naturalistica.
Nel 2004 la Regione Toscana ha nominato il “Giardino dei Semplici” Centro per la conservazione ex situ della flora (CESFL) assieme agli Orti botanici di Pisa e Siena.
Struttura e organizzazione
Il Giardino dei Semplici, nella sua struttura attuale, occupa una superficie di 23.892m² ed è suddiviso, in piena aria, in 21 quadri e 29 aiuole. Notevole per estensione (ca. 1690m²) e cubatura è il complesso delle grandi serre, costruite alla fine del XIX secolo, che si susseguono lungo Via Micheli per un fronte di 162m; esse sono costituite dalle “serre calde”, che ospitano piante tropicali, e dalle “serre fredde” dove trovano posto piante che richiedono temperature meno elevate. Il Giardino dei Semplici dispone anche di sei serrette di più recente costruzione.
Attualmente l’Orto botanico è parte delle collezioni del Museo di Storia Naturale di Firenze, sua volta compreso all’interno del Sistema Museale dell’Università di Firenze, istituito con decreto rettorale del 9 marzo 2018.
LE PRINCIPALI COLLEZIONI
Cicadales
La collezione, con ogni probabilità la maggiore d’Italia, rappresenta un patrimonio di assoluto rilievo scientifico e storico. Il nucleo storico risale ai primi anni del ‘900 quando, a seguito di una donazione, giunsero circa 300 esemplari.
Le spedizioni compiute da Luciano Giugnolini in Centroamerica, le donazioni di A. Verga avvenute negli anni ’70 ed in tempi più recenti, le donazioni di R. Bruno e L. Monzone, hanno contribuito a incrementare la collezione che attualmente comprende circa 200 individui. Di particolare pregio gli esemplari di Encephalartos altensteinii, E. longifolius, E. lanuginosus, Dioon spinulosum e Cycas circinalis, tutti coltivati in grandi vasi di terracotta. La collezione, composta oggi da 120 accessioni, è ospitata in un settore della serra fredda nel periodo invernale, mentre in estate tutti i grandi vasi vengono posizionati all’esterno nella zona antistante la serra fredda.
Pteridofite
Dati storici sulla presenza di pteridofite nell’Orto Botanico si ritrovano a partire dal XVIII secolo. Nel catalogo edito nel 1748 da Giovanni Targioni Tozzetti venivano infatti indicate 12 specie di felci. Attualmente nell’Orto botanico sono presenti oltre 300 esemplari appartenenti a questa divisione, molti dei quali di introduzione storica, come Pseudodrynaria coronans, acquisita nel 1898 presso l’Orto botanico di Torino. In tempi recenti gli incrementi più considerevoli della collezione si sono avuti grazie a diverse missioni di raccolta all’estero condotte dal personale dell’Orto: Messico negli anni ’80, India e Nepal nel 1988, Uganda nel 1994, Sumatra nel 1995.
La collezione, sicuramente una delle più ricche d’Italia, è conservata nei mesi invernali in una serretta dedicata; durante l’estate viene invece allestita una piccola esposizione tematica lungo il viale adiacente la Sughera monumentale.
Presso il bookshop è in vendita una guida alla collezione di Pteridofite curata da Luciano Di Fazio, Mario Landi e Andrea Grigioni.
Palme
Nella serra fredda, nella serra calda e all’aperto è sistemata la collezione delle palme costituita da 140 esemplari. Il corpo più antico della collezione risale alla fine del XIX secolo (rimane ancora una Latania loddigesii del 1885) con esemplari donati dal naturalista fiorentino Odoardo Beccari e da Garbari di Monaco di Baviera e incrementati, soprattutto dal dopoguerra in poi, da missioni, donazioni di privati e acquisti in vivai specializzati. Da alcuni anni è in corso uno studio sull’acclimatazione di 35 esemplari in due aiuole esterne dedicate. Anche per questa collezione è disponibile presso il bookshop una guida illustrata curata da Paolo Luzzi.
Percorso sensoriale
Il percorso è dedicato a piante particolarmente intriganti per i nostri sensi, in particolare il tatto e l’olfatto. L’allestimento è collocato all’esterno, nella zona antistante la collezione delle piante medicinali, ed è composto da 9 differenti specie tutte coltivate in vaso e sistemate su supporti rialzati che facilitano la manipolazione tattile e l’esperienza olfattiva. Fanno parte del percorso sensoriale specie quali Eremophila nivea, arbusto sempreverde originario dell’Australia caratterizzato da foglie totalmente ricoperte da morbidi tricomi argentati, adattamento necessario per sopravvivere in ambienti siccitosi e con forte irraggiamento solare, e Tanacetum balsamita, specie appartenente alla famiglia delle Asteraceae nota anche con il nome volgare di Erba amara balsamica, dalle foglie gradevolmente profumate di menta grazie alla presenza di olii essenziali. Ciascun supporto di coltivazione è dotato di un cartellino che presenta, oltre all’identificazione botanica anche informazioni su usi, caratteristiche morfologiche ed ecologia della specie in collezione. Tutte le informazioni sono tradotte in linguaggio braille così da garantirne la fruibilità al pubblico non vedente.
Piante medicinali e piante utili
La collezione delle piante medicinali annovera circa 200 esemplari, una parte dei quali è ospitata in aiuole esterne e l’altra nelle serre. Recentemente è stata allestita una spirale delle aromatiche dedicata a Santa Ildegarda. La collezione è in fase di riallestimento per riunire le medicinali in base all’ordinamento sistematico, alla geografia, alla storia, alla ricerca scientifica.
In un settore della serra calda è stata organizzata un’area didattica con più di 130 specie tropicali di interesse economico: non solo medicinali, ma anche piante da fibra, alimentari, ecc. E’ disponibile una guida illustrata alle piante medicinali usate tradizionalmente in Toscana.
Agrumi
La collezione annovera 60 esemplari, fra i quali gli agrumi più conosciuti al pubblico come- il chinotto, il mandarino, il pommelo, il pompelmo, il bergamotto, oltre a diverse varietà di limone, cedro e arancio dolce ma anche specie e varietà poco note quali la– e le antiche varietà di melarosa, il limone cedrato e la, lumia.
Negli ultimi tempi è stata reintrodotta la bizzarria, un esemplare tecnicamente definito come chimera periclinare, che porta sulla stessa pianta, grazie ad una mutazione dei tessuti meristematici presenti nelle gemme, frutti di forme e colori diversi. Presente nell’Orto fino agli anni ’50 era e poi scomparsa per diversi decenni prima della reintroduzione. Intorno al 2010 Recentemente la collezione è stata implementata con 17 nuovi esemplari, fra i quali l’etrog, il limone peretta di San Domenico, il cedro digitato, la limetta digitiforme e altre varietà.
Rose
Nel 2010 si è inaugurato il nuovo percorso espositivo “Le rose in fila” dedicato all’evoluzione della rosa orticola. In aggiunta alle rose già presenti, sono state introdotte le specie che hanno avuto grande importanza nella storia dell’ibridazione e le cultivar storiche considerate i punti nodali dell’evoluzione orticola. Inoltre, l’aiuola davanti all’ingresso dell’Orto è stata dedicata alle rose vincitrici – secondo diverse categorie, fra le quali la rifiorenza, il colore, la resistenza, ecc – del Plebiscito promosso nel 1878 dalle Società di Orticoltura tedesca e Toscana per individuare le rose più apprezzate dalla cittadinanza. Sono state introdotte anche quelle rose che sono espressione delle nuove frontiere nella ricerca del colore.
La collezione annovera circa 100 esemplari dislocati in varie parti del giardino.
Alimentari
Nell’aiuola delle piante alimentari un settore è dedicato alle erbe selvatiche commestibili della Toscana: circa 150 specie selvatiche reperite in natura, ognuna identificata da un cartellino che fornisce anche indicazioni sulle parti usate e l’epoca di raccolta.
Un altro settore è dedicato alla domesticazione di legnose da frutto: vengono qui coltivati i progenitori selvatici, tutti raccolti in natura, e le corrispondenti varietà coltivate di specie quali pero, melo e nespolo. Un altro spazio ospita invece i frutti minori e poco conosciuti (pero corvino, eleagno, olivello spinoso, aronia, asimina, ecc.) mentre l’ultimo settore, è dedicato all’orticoltura di qualità. In particolare, si è scelto di allestire il settore con aiuole rialzate preparate secondo il metodo colturale Ortobioattivo, ideato dall’agronomo fiorentino Andrea Battiata. Questo metodo di agricoltura organico-rigenerativa costituisce un modello produttivo replicabile per la produzione sostenibile di ortaggi ad elevato valore nutraceutico a partire da un sistema di coltivazione non convenzionale che bandisce l’utilizzo di input chimici e mira al mantenimento della sostanza organica e della biodiversità microbica del suolo.
È disponibile una guida alla collezione.
Festuche
Il genere Festuca rappresenta uno dei generi critici per la flora del sud Europa: dalla metà degli anni ’90 un gruppo di ricercatori dell’Università di Firenze ne ha iniziato la revisione. Questo ha portato alla realizzazione di una raccolta di circa 300 esemplari, che ad oggi rappresenta una delle collezioni più importanti di questo genere in Europa. Nella collezione sono inoltre presenti alcuni campioni raccolti nelle località dove la specie è stata per la prima volta descritta (locus classicus) e quindi rappresentano dei veri e propri “tipi viventi”. Alcuni di questi esemplari sono stati oggetto di studi sui corredi cromosomici.
Alberi monumentali
Nell’Orto botanico sono ad oggi censiti 5 alberi monumentali, che possono a tutti gli effetti essere considerati un vero e proprio patrimonio di memoria e di valori ambientali, paesaggistici e culturali:
Taxodium mucronatum Ten. (Taxodiaceae)
L’esemplare è stato seminato nel 1884, è alto 21 m, ha una circonferenza del tronco (misurata a un’altezza di 130cm da terra) che supera i 6m, mentre l’area di insidenza della chioma, ossia la superficie occupata dalla sua proiezione sul terreno, di circa 110m². Nelle zone di origine la pianta è semidecidua, mentre nell’Orto, durante l’inverno, perde completamente foglie e rametti, dopo aver assunto una bellissima colorazione rossastra.
Zelkova crenata Spach. (Ulmaceae)
L’esemplare dell’Orto è stato introdotto nel 1820. Alto 22,5m, misura quasi 6m di circonferenza a 130cm di altezza. L’albero è maestoso pur avendo subito una forte capitozzatura che ha ridotto la chioma un tempo molto più ampia. La drastica potatura si è resa necessaria a causa di un attacco di grafiosi. L’area di insidenza della chioma è di circa 60m².
Zelkova serrata (Thunb.) Mak. (Ulmaceae)
L’esemplare dell’orto è stato piantato nel 1887. Misura 26m di altezza e 4m di circonferenza a 130cm di altezza. L’area di insidenza della chioma è circa 700m². Specie originaria di Giappone, Korea, Cina e Taiwan, viene spesso utilizzata per la realizzazione di bonsai. Con la crescita diametrica del fusto, la corteccia si sfalda in grandi placche argentee e lascia scoperti i giovani tessuti di colore arancione, creando un bellissimo contrasto cromatico.
Taxus baccata L. (Taxaceae)
E’ questo l’albero di più antico conservato nell’Orto Botanico. Fu seminato nel 1720 da Pier Antonio Micheli, direttore dell’Orto botanico dal 1718 al 1737. E’ altro 18m, ha una circonferenza di 3,8m misurata 130cm di altezza, L’area di insidenza della chioma è di circa 180m². L’esemplare presente in Orto è un individuo di sesso maschile.
Quercus suber L. (Fagaceae)
La sughera fu introdotta nel 1805 da Ottaviano Targioni-Tozzetti, allora direttore del giardino. In realtà in quegli anni le sughere che vivevano nel Giardino erano due, ma essendo state piantate troppo vicine un esemplare non sopravvisse. Raggiunge un’altezza di 30m e 4,30m di circonferenza a 130cm di altezza.
L’esemplare non è mai stato decorticato per ricavarne il sughero e, potendo crescere in uno spazio adeguato, ha raggiunto le eccezionali dimensioni odierne, con una chioma che copre un’area di 430m².
ATTIVITÀ E PROGETTI
OBA.NUTRA FOOD
Il progetto OBA.NUTRA.FOOD vuole mettere a punto un modello produttivo replicabile per la produzione sostenibile di ortaggi ad elevato valore nutraceutico a partire dal sistema di coltivazione “Ortobioattivo”, che bandisce l’utilizzo di input chimici e mira al mantenimento della sostanza organica e della biodiversità microbica del suolo.
Il progetto è stato finanziato nell’ambito del Partenariato Europeo per l’Innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura – Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020 della Regione Toscana e ha visto l’Orto botanico coordinare le attività di comunicazione e divulgazione. Grazie al lavoro di una borsista di ricerca, da aprile 2021 ad aprile 2022 sono stati infatti organizzati seminari online, visite aziendali, incontri tematici, un convegno conclusivo in presenza. E’ stata inoltre curata la redazione di due depliant informativi, un video tutorial e di una pubblicazione divulgativa dedicata al metodo Ortobioattivo e alle tecniche di agricoltura organico-rigenerativa.
L’obiettivo delle attività coordinate dall’Orto botanico di Firenze è stato quello di creare un bagaglio di conoscenze scientifico-agronomiche diffuso sul territorio in grado di essere di supporto alla collettività agricola ma anche di sensibilizzare i cittadini tutti alle tematiche della sostenibilità e del ruolo strategico svolto dall’agricoltura urbana.
IL COMPOSTAGGIO
Promossa dal Gruppo di Lavoro sulla sostenibilità, è iniziata un’attività sperimentale per realizzare il lombricompostaggio all’Orto, in collaborazione con l’azienda agricola Ortobioattivo.
DONAZIONI VEGETALI
L’Orto botanico è lieto di accogliere donazioni di esemplari vegetali sia da altri Orti botanici sia da privati. Vengono accolte donazioni di taxa non presenti nelle collezioni dell’Orto botanico, particolarmente rari o di notevole pregio estetico.
CENSIMENTO DELLE COLLEZIONI
Ad agosto 2022 è stato avviato il censimento globale delle collezioni dell’Orto botanico, sia quelle coltivate in vaso che in piena terra. Parallelamente al censimento si sta provvedendo a rinnovare il database delle collezioni, con l’intento di renderlo fruibile al pubblico una volta terminato l’aggiornamento. La documentazione delle collezioni è una delle attività cardine all’interno di un Orto botanico, fondamentale per avere una conoscenza approfondita del patrimonio botanico e poter quindi programmare nuovi allestimenti, reintroduzioni e programmi specifici nell’ambito della conservazione e divulgazione.
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Bibliografia
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